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Non riesco a portare mio figlio dal dentista, come faccio?
La paura del dentista è una delle più comuni nella nostra società. Ho avuto già modo di parlarne sia in altri articoli qui sul blog sia in convegni e corsi in aula, e la risposta è sempre la stessa, ovvero un mix tra i pregiudizi del passato e la vecchia visione del dentista come mero “cava-denti”.
Inutile dire che oramai, perlomeno qua in Italia e in genere nel mondo occidentale, quella fase è abbondantemente superata. La tecnologia, le procedure e il modello educativo-formativo degli odontoiatri, molto più attento alla prevenzione e alle cure meno invasive e più rispettose del benessere anche psicologico del paziente, ha fatto fare alla professione passi da gigante.
Eppure le vecchie paure e preconcetti sono duri a morire. Se questo atteggiamento è perlomeno comprensibile in un adulto, che magari ha vissuto da molto giovane delle pessime esperienze con dentisti “vecchia scuola”, la cosa è singolare con i piccoli pazienti dei nostri tempi.
In genere le cause della paura dei bambini per il dentista non sono naturali, ma indotte da genitori, nonni, parenti o amici di famiglia.
Ricordiamo che il cervello dei nostri figli si comporta come una spugna, registrando senza quasi alcun filtro ogni input che riceve dall’esterno, soprattutto da coloro che reputa più “saggi” di lui, o comunque che gli vogliono più bene.
Per questo ho elaborato nel tempo una serie di consigli e procedure che riassumerò qua brevemente:
- Se siamo noi a temere il dentista, dobbiamo imparare a morderci la lingua e mostrarci sicuri e felici di quello che andrà a fare da lui nostro figlio. Perché rovesciare i nostri ricordi negativi su di loro? Al contempo evitiamo come la peste parole negative come dolore, sangue, ago, male, sostituendole con espressioni positive come coraggio, punturina, dente a nanna.
- È molto importante creare un rapporto quanto più fiabesco possibile con la realtà del bambino. La più famosa di tutte, perfetta per il dentista, è il topolino dei denti. Unendo divertimento e premi (il regalino del dentino perduto), si riuscirà a far passare il concetto che la perdita dei denti – e anche il loro controllo – è importante per diventare grandi.
- Raccontiamo di persone conosciute che hanno una bella dentatura e diciamo che se vuole averla così deve andare dal dentista per farsela controllare.
- Non si educa con la paura. Utilizzare la frase: “Guarda che se mangi troppi dolci poi devi andare dal dentista a farti curare i denti!” è un mezzo formativo deleterio. Per insegnare qualcosa è meglio renderla interessante. È un processo complesso e richiede maggior impegno da parte del genitore, ma i risultati sono migliori.
- Il gioco va pian piano bilanciato con la responsabilità. Come succede a scuola, anche dal dentista il bambino deve entrare da solo. Spesso la presenza del genitore risulta essere più un problema che un aiuto in studio. Non lo fa con cattiveria, anzi agisce con le migliori intenzioni, vuole solo controllare che vada tutto bene. Ecco, già solo questo fatto può far crescere l’ansia al bambino. Se poi il piccolo inizia a lamentarsi il genitore entrerà nel panico cercando di calmarlo, rovinando tutto.
- Ricordiamo che i genitori siamo noi. I capricci sono la diretta conseguenza della nostra mancanza di polso. L’essere positivi, creativi, il fare ragionare il bambino con i modi giusti non vanno confusi con l’arrendevolezza. Un bravo genitore non è colui che non dice mai di no, ma quello che sa dosare il no nel modo giusto.
Provate a mettere in pratica questi suggerimenti e vedrete entro breve tempo dei cambiamenti importanti nei vostri figli.